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RIARDO – Una fonderia nella ‘valle incantata’ della Ferrarelle

RIARDO. Il gruppo Ragosta, a Riardo, voleva aprire – e forse lo vuole ancora – una fonderia che avrebbe dovuto sciogliere materiali provenienti dal riciclo di rifiuti ferrosi. In tanti, nel paese famoso nel mondo per la sua acqua, vennero immediatamente “accecati” dal probabile profitto e dalla probabile “convenienza” politica del progetto.
In pochi, anzi in pochissimi, si schierano contro l’iniziativa per una serie di ragioni.
Fu inaugurato, addirittura, un circolo che si proponeva l’obiettivo di “promuore” l’iniziativa dei Ragosta. Fra i sostenitori di “appassionati” – oltre atanti  politici e amministratori riardesi – vi era anche il decano della politica locale: l’avvocato Federico De Pandis.
Chi si schierò subito contro il progetto, invece, fu il consigliere comunale Roberto Pella unitamente al suo collega Angelo Mancini. Per molto tempo vennero considerati “quasi pazzi”. Poi, invece, per fortuna, il tempo ha chiarito molte cose. Anche l’azienda Ferrarelle, i cui stabilimenti sono ubicati a qualche chilometro, in linea d’area, dal punto in cui dovrebbe sorgere la Fonderia,  si è schierata contro l’impianto voluto dai Ragosta. La Ferrarrelle, infatti, sarebbe la prima vera “vittima” di quel progetto, se mai dovesse essere realizzato.

I paletti della Regione
Il progetto per la realizzazione di una fonderia, nelle verdi campagne riardesi, dovrà essere sottoposto  ad autorizzazione VIA.  Lo ha stabilito la commissione regionale per la valutazione dell’impatto ambientale nella seduta avvenuta alcune settimane fa. La commissione impone alla società proponente “una migliore analisi sulle  motivazioni che hanno portato alla scelta del sito e sulle alternative prese in considerazione”.
Inoltre, la commissione Via di palazzo Santa Lucia, chiede di produrre una “dettagliata analisi delle caratteristiche del bacino idrogeologico soggiacente all’area d’intervento che comprenda il calcolo del bilancio idrogeologico e la ricognizione sul reale volume d’acqua emunto e la previsione degli effetti prodotti dagli emungimenti previsti dal progetto”.
La Regione  chiede a Ferracciai di produrre studio sui possibili danni ambientali che un eventuale incidente nell’impianto potrebbe causare. Appare evidente che il problema maggiore è  garantire l’integrità delle falde acquifere, fra le più importanti d’Europa.  L’ipotesi di una fonderia a poca distanza dalle sorgenti Ferrarelle allarma  molti, anche la stessa Confindustria di Caserta che scrive al consorzio Asi di Terra di Lavoro per evidenziare il pericolo.  Il progetto del gruppo Ragosta a  circa un chilometro dalle sorgenti dell’acqua con le bollicine, potrebbe rappresentare un pericolo autentico per il futuro della Ferrarelle – e mettere a rischio centinaia di posti di lavoro.

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