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Il massacro dei Savoia a Pontelandolfo e Casalduni che i libri di storia continuano a nascondere

Teano / Vairano Patenora – Una strada e un monumento per ricordare Cialdini, il carnefice di donne bambini. Amministrazioni senza identità

Teano / Vairano Patenora – Il generale Enrico Cialdini fu un criminale che non esitò ad ordinare di uccidere donne e bambini. Alcuni di questi misfatti avvennero poco lontano da noi, nel Sannio. Casalduni e Pontelandolfo pagarono un prezzo altissimo.  Molti comuni, ancora oggi, dedicano strade, piazze e monumenti a Cialdini. Un’autentica vergogna, soprattutto per il ripristino di quella verità storica tanto acclamata, ma mai attuata.
Nel comune di Vairano Patenora c’è una strada intitolata al massacratore del popolo meridionale. Nel comune di Teano c’è, addirittura, un monumento al quale ogni anno gli amministratori – in occasione dello storico incontro fra il mercenario Garibaldi e il re invasore savoiardo – onorano quel carnefice con una cerimonia ufficiale e con la deposizione di una corona.
Amministrazioni attente e rispettose verso gli eredi di quelle vittime, delle tante vittime civili morte per mano di Cialdini, dovrebbero cancellare, per sempre, il nome del generale da ogni strada, dalle piazze. Abbattere i monumenti.  Le amministrazioni comunali di Vairano Patenora e Teano dovrebbero seguire l’esempio del comune di Napoli che  ha revocato la cittadinanza onoraria a Cialdiani.
Qualche mese fa la Camera di Commercio di Napoli ha deciso di rimuovere il busto del generale. Ancora prima – qualche anno fa – il consiglio comunale della città di Mestre approvava una mozione deliberando di togliere dallo stradario mestrino ogni riferimento al generale Enrico Cialdini militare e uomo politico del “Risorgimento”, che a differenza di quanto riportano i libri di storia fu personaggio controverso e censurabile , protagonista della durissima repressione tra Benevento e Gaeta, nel 1861, della campagna contro il brigantaggio. Azioni militari per conto del regno di Torino fatte di eccidi, come quello di Casalduni e Pontelandolfo, case incendiate e centinaia di persone uccise.
Di certo il generale Cialdini non dimostrò civiltà militare infatti mentre i soldati dell’esercito regolare del Regno stretti attorno al Re Francesco II, riconosciuto da tutte le nazioni combattevano valorosamente a Gaeta assediata emanò un proclama. Intimava la resa entro un dato termine dopo del quale i soldati meridionali  sarebbero stati considerati ribelli e passati per le armi. Era la premessa della deportazione dei soldati fedeli a Francesco II nel lager di Fenestelle e della brutale repressione dell’insorgenza filoborbonica.

La differenza col costume militare borbonico:

I soldati meridionali nel settembre 1860 mentre Gaeta era assediata respinsero una colonna garibaldina che aveva attaccato e preso Caiazzo. Quando i garibaldini in fuga tentarono di guadare il fiume Volturno  furono travolti dalla corrente e sommersi. Impietositi i soldati meridionali che li inseguivano posarono i fucili si tolsero le giubbe e  si gettarono nel fiume salvando i garibaldini travolti dalla corrente. Per questo gesto il Comando supremo borbonico in Capua encomiò i soldati che da inseguitori si erano trasformati in salvatori dei nemici rischiando di perire con essi.

Qualcosa comincia a muoversi nelle coscienze dei Meridionali:
Tutte le Regioni meridionali hanno deliberato lo scorso anno di celebrare il 13 febbraio  – data della caduta di Gaeta  in mano ai Piemontesi –  quale giorno della memoria in ricordo delle vittime meridionali dell’Unità e in ricordo del più antico stato unitario d’Europa: il regno di Napoli e della sua civiltà.

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un commento

  1. concordo pienamente con l articolo.La storia è stata scritta dai vincitori ma le stragi da parte dei “liberatori”ci sono state e vanno ricordate e riscritti i libri di storia …Garibaldi non era poi tanto un eroe
    Antonio