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TEANO – Muore in ospedale, scatta azione civile

TEANO. Muore in ospedale dopo un banale intervento chirurgico. Una cosa semplice, di quelle che si fanno in pochi minuti  necessari per rimuovere qualche dispositivo di drenaggio collocato durante una precedente operazione. Maria, purtroppo, però ci lascia la vita.
I familiari lottano, ora, su due fronti per ottenere giustizia: civile e penale.
La donna, pochi giorni dopo essersi sottoposta all’intervento  sarebbe stata colta da setticemia. Una infezione che non ha lasciato scampo alla sfortunata signora.
Ora i parenti chiedono giustizia e si affidano ad un legale per tutelare i propri interessi e per ottenere una sentenze favorevole del giudice. Non riescono a comprendere come una persona possa entrare in sala operatoria perfettamente sana e morire qualche giorno dopo. Secondo alcune indiscrezioni raccolte sul posto, i medici della struttura sanitaria di Sessa Aurunca avrebbero giustificato il decesso della donna con un quadro clinico generale complicato, escludendo del tutto o ritenendo marginale l’infezione. Dovrà essere, quindi, per forza un giudice a fare chiarezza sull’accaduto e assegnare eventuali responsabilità.  Sarà l’avvocato Fabrizio Zarone a sostenere gli interessi della famiglia della vittima.
Se si tratta di un caso di malasanità, oppure di mera casualità saranno i giudici quindi a stabilirlo.
I familiari non cercano vendette ma vogliono solo capire le cause della morte della donna.
I casi di Malasanità sembrano essere in aumento, gli esperti puntano l’indice contro la responsabilità del personale sanitario e le carenze strutturali. Su un totale di 470 casi di malasanità, 326 riguardano vicende legate a presunti errori da parte dei medici e del personale sanitario. Errori che potrebbero aver causato 223 decessi. Ma gli episodi di malasanità spesso sono causati da disservizi, carenze e strutture inadeguate. Insomma, da lacune del Servizio sanitario nazionale considerate come punti critici dalla Commissione presieduta da Leoluca Orlando. In particolare, su 144 casi totali registrati nel Paese, 34 riguardano gli ospedali siciliani, 23 le strutture del Lazio, 15 quelle della Calabria. E ancora: 13 casi si sono verificati in Puglia, 9 in Lombradia, 8 in Veneto e Campania, 7 in Emilia Romagna e Liguria, 6 in Toscana, 4 in Valle D’Aosta, 3 in Piemonte, 2 in Abruzzo e Sardegna, 1 in Friuli Venezia Giulia, Basilicata e Molise. Tre sono le regioni in cui non si sono registrati casi di malasanità di tipo strutturale: Trentino Alto Adige, Umbria e Marche.

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