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foto di repertorio

NAPOLI – Clan Moccia, scarcerata figlia del “senatore”: era ritenuta la “imbasciatrice” del clan

NAPOLI – Colpo di scena nell’inchiesta della direzione distrettuale antimafia che, con l’ordinanza emessa in data 05.01.18 dal Giudice delle indagini preliminari presso il Tribunale di Napoli – Dott. Perrella –  decapitò capi ed affiliati della storica  compagine criminale denominata clan Moccia . Come si ricorderà, in data 14.05.18 la Suprema  Corte, sesta sezione penale, in accoglimento  delle tesi difensive sviluppate dagli avvocati Dario Vannetiello e Fabio Fulgeri, aveva  annullato la ordinanza emessa dal Tribunale del riesame di Napoli emessa in  data 13.02.18 nei confronti di Favella Maria per il delitto di partecipazione alla associazione di tipo camorristico. Il delicato ruolo attribuito alla donna era quello di portare all’esterno del carcere, mediante  i cosiddetti ”pizzini”,  le imbasciate del padre detenuto Favella Francesco, ritenuto ai vertici del clan,  indirizzate in particolare ai sodali Pellino Modestino e Casone Ciro, contribuendo così in maniera determinante alla gestione degli affari del clan. Grazie alla intercettazione dei colloqui carcerari intrattenuti dalla donna, fu possibile  anche sequestrare, nell’immediatezza di uno dei colloqui, un pacchetto di fazzolettini con all’interno ben quattro fogli sui quali erano annotati i messaggi  che la donna doveva veicolare all’esterno. Sempre da un colloquio intercettato in carcere era emerso il sistema di comunicazione studiato dal gruppo : l’ordine del “senatore” Favella Francesco alla figlia –  ordine partito da colui che è ritenuto essere direttore ed organizzatore del clan Moccia con particolare competenza nei comuni di Afragola ed Arzano – era quello di leggere i “pizzini” ai sodali e poi provvedere immediatamente a bruciarli. Nonostante il grave quadro indiziario a carico della donna, nel giudizio di rinvio svoltosi innanzi al riesame all’esito dell’annullamento deciso dalla Suprema corte,  la difesa è riuscita ad ottenere l’annullamento della ordinanza di custodia cautelare.  Se colpiva la ragione dell’annullamento decisa dai giudici capitolini – cioè  quella di verificare  nuovamente  la sussistenza delle esigenze cautelari, le quali sono per legge presunte per chi è ritenuto appartenente ad una associazione camorristica –  ancora più sorprendente è stato l’esito finale della procedura : la remissione in libertà della figlia dello storico  senatore del clan,  Favella Maria . Le sorprendenti decisioni assunte nei confronti della donna, prima dai Supremi Giudici, poi dai magistrati partenopei, sono destinate ad alimentare il dibattito giurisprudenziale sul tema della presunzione di sussistenza del pericolo di reiterazione del reato che da tempo vige nei confronti di chi è ritenuto  essere un affiliato ad una organizzazione di tipo mafioso. Appare evidente che  gli avvocati Vannetiello e Fulgeri sono riusciti a ribaltare la copiosa giurisprudenza che andava in direzione contraria la quale  riteneva nei confronti di soggetti gravemente indiziati di appartenere ad una compagine camorristica   sempre necessaria  la custodia cautelare in carcere. E così, nella notte, Favella Maria, a sorpresa,   ha potuto lasciare la casa circondariale di S. Maria Capua Vetere ove era detenuta e riabbracciare i suoi familiari,  completamente libera ,senza alcuna altra misura  cautelare a lei imposta.

 

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