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RIARDO – Camorra, don Luigi Merola: per distruggerla stop a disuguaglianze e più istruzione giovanile

RIARDO (francesco mantovani) – La camorra non sarà sconfitta fino a quando esisteranno disuguaglianze sociali così marcate. Il cancro della criminalità organizzata non sarà estirpato fino a quando non si raggiugerà un buon livello di istruzione tra i giovani. L’ignoranza e la povertà sono una piaga dalla quale si sviluppa il male assoluto della camorra che si annida nelle difficoltà economiche della gente per poi appropiarsi delle coscienze utilizzando l’arma del ricatto. E’ questo il senso delle parole pronunciate pochi minuti fa da don Luigi Merola, invitato nel centro parrocchiale riardese dall’associazione della Pro loco. Il prete napoletano ha ribadito con forza e senza peli sulla lingua il proprio pensiero in merito al proliferare senza freni della criminalità organizzata in Campania, così come nelle altre regioni del Sud Italia. Fornendo, al contempo, le ricette che la società civile dovrebbe far proprie per opporsi e un giorno debellare le mafie. “Occorre che i nostri giovani – ha affermato don Luigi Merola – vengano anche invogliati all’istruzione realizzando magari scuole più accoglienti nelle quali i ragazzi possano trascorrere più tempo nelle aule invece di stare in mezzo alla strada”. Da don Luigi Merola è arrivato poi un attacco a quei genitori “che trascorrono ore intere davanti agli schermi dei computer per chattare invece di occuparsi dei loro figli”. Non poteva poi mancare un attacco a quella politica incapace di risolvere i problemi della gente. A quei politici, in generale, che badano solo al proprio tornaconto personale. “Nella prima Republica – ha tuonato don Luigi – i politici rubavano per dare al partito. Oggi, invece, i politici rubano al partito per portare vantaggi economici a loro stessi”. Secondo il parroco “la colpa è anche di quei cittadini che non assolvono al loro dovere andando magari a votare proprio quei politici corrotti e collusi col sistema camorristico”. Don Luigi ha poi precisato di non sentirsi un prete anticamorra visto che “tutti i sacerdoti lo sono perchè la camorra è un peccato”. Parole che hanno commosso e catturato l’attenzione dei presenti accorsi nel centro parrocchiale. La lotta alle mafie non deve limitarsi ad una mera opera di repressione. Deve essere, invece, un movimento culturale che coinvolga prima di tutto  le giovani generazioni. Solo così si può pensare realmente di dissolvere cone neve al sole la più fredda e spietata tendenza all’indifferenza e alla connivenza.

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