Pignataro Maggiore (di Bartolo Mercone) – Siamo un paese iperconformista dove alla massa critica preferiamo la massa. Siamo passati dal tutto va male di due anni fa (e non era così), al tutto va bene di oggi (e non è così). Auspico, anche in virtù dell’ampio consenso popolare di cui continua a godere l’attuale amministrazione, a cui riconosco il grande merito di aver riacceso la speranza nel nostro paese “spento”, maggior coraggio e un cambio di passo nell’azione amministrativa. Tante cose sono state annunciate sulle bacheche degli amministratori, che però assomigliano sempre di più alle slide di Renzi o ai programmi elettorali di Di Maio e Salvini. Sono passati 40 anni e 2200 settimane e il teatro non è stato ancora aperto. In questi giorni ha iniziato a bussare l’erbaccia che avvolge la struttura. Sarebbe il caso di metterla alla porta e di allontanarla a colpi di tagliaerba. I trabocchetti che camminano non sono più a Palazzo Scorpio, ma affollano le strade cittadine, che sono così piene di buche da assomigliare alle sagome di un poligono, bucate da cecchini, volto di un adolescente con l’acne.
Il centro non ha nulla di storico e tanto di vecchio, cadente e decadente. Le scuole che non sono state mai impermiabili alle polemiche, nel corso dell’ inverno che è appena passato, sono diventate permiabili anche all’acqua, che qualche volta non si è accontentata di bagnare i tetti e le mura, ma li ha attraversati come fosse un fantasma. Nel cimitero, dopo le piogge di marzo, sembrava scorresse il fiume Stige. L’elenco delle cose da fare non è breve, il tempo passa, e bisognerebbe accorciare la distanza tra il dire e il fare, tra i post e il fare. Anche l’elenco delle cose da non fare non è breve. Per esempio una cosa da non fare è lasciare che qualcuno porti altri rifiuti a Pignataro.
