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SESSA AURUNCA – “Essere uomini prima di tutto”: la lettera di un dipendente del Cab

Sessa Aurunca (di Melina Vitale) – Consorzio Aurunca di Bonfica: dopo tre anni la situazione non ha fatto nessun passo avanti. Stamattina, chi scrive, è un dipendente del Cab, che come tutti si è scocciato di vivere questa situazione di perenne stallo. “E si, purtroppo siamo ancora qua per il terzo anno consecutivo a farci domande e a chiederci il perché. Martoriati nell’animo e nella dignità. Il terrore di chi sognava un futuro ed è stato svegliato; di chi sognava di vivere la terza età e godersi i nipoti; di chi credeva che il mondo è soprattutto nel nostro paese, che io considero ancora il più bello del mondo. Ci fosse ancora AMORE per le persone e non per i soldi. E si siamo ancora qua. Siamo ancora qua e tristemente a chiederci ancora increduli, come è possibile vivere una situazione del genere, dove onesti lavoratori che producono realmente servizi possano vivere una situazione del genere e temere che la loro azienda fallisse, a chiederci di come mai dalla sua nascita fino al primo giorno di commissariamento e come è stato possibile se non con un’evasione totale. Mah, è il sistema ‘itagliano’, e va bè, ‘passam’annaz”. Perché il commissariato non è stato ripristinato? Chi non è stato in grado? Perché i politici e i partiti ancora giocano con la vita e la dignità delle persone come fossero e pupazzetti, come fosse una partita a scacchi? Trascorriamo il tempo a chiederci come mai i politici e i partiti locali, nazionali e regionali sbandierano grazie alla stampa asservita a sparare baggianate sugli altri senza guardarsi in prima persona, portandoci alla deriva, e noi del Cab ne siamo un esempio. Perché tanta disunione tra i dipendenti quando abbiamo tutti lo stesso problema, ma forse non tutti lo stesso cuore.
Questo non è un incubo: è l’incubo giornaliero italiano. Un cancro, una metastasi, una piovra. Personalmente starò qui a lottare per i miei diritti e per la mia dignità. Perché io allo specchio vedo un pazzo, un sognatore. Una persona che piange, che ride, che si emoziona. vedo soprattutto un uomo che vuole lottare per lasciare ad un proprio figlio un mondo migliore, dove i valori come l’amore e l’onestà possono vincere su tutto”. Parole che fanno venire la pelle d’oca. Parole di chi ci crede ancora e di chi si è stancato di vivere senza poter guardare rasserenante al proprio fututo. “Io quando mi guardo allo specchio vedo un uomo. E voi, cosa ci vedete, dentro lo specchio?”. Termina così, con un po’ di ironia e un po’ di sarcasmo la lettera di un dipendente del Cab.

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