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SAN PIETRO INFINE/VENAFRO – “Altri itinerari”: successo per la presentazione della rivista

SAN PIETRO INFINE/VENAFRO ( di Antonio Migliozzi ) – Si è svolta nella serata di sabato 21 ottobre, presso la meravigliosa e magica atmosfera della “Dimora Del Prete”, in pieno centro storico di Venafro, la presentazione della pregevole rivista “Altri Itinerari”, edita da Volturnia Edizioni. Si tratta di un numero interamente dedicato alla Città di Venafro, contenente due lunghi saggi dell’architetto Maurizio Zambardi, inerenti le ricerche archeologiche, sia di ricognizione che di archivio, effettuate sulle alture che sovrastano la città. Il pubblico è stato folto ed interessato, il quale ha potuto seguire le relazioni del prof. Giuseppe Ceraudo, docente di Topografia Antica presso il Dipartimento di Beni Culturali dell’Università del Salento, e dell’’architetto Maurizio Zambardi, autore delle ricerche. L’iniziativa è stata organizzata dalle associazioni “Ad Flexum”, “Anspi di Venafro” e C.A.I. di Montaquila, Sottosezione di Isernia. Dopo i saluti ed i ringraziamenti iniziali del moderatore, la parola è passata al prof. Ceraudo, che ha sottolineato l’amicizia di lunga data, che lo lega a Maurizio Zambardi, ed alcune loro collaborazioni in ambito archeologico. Ha, poi, voluto precisare come lo stesso applichi nelle sue ricerche quelle metodologie scientifiche che sono alla base di un corretto studio del territorio. Metodologie che si avvalgono dell’importante contributo delle ricognizioni sul territorio. Ricognizioni che il più delle volte scoraggiano chi vuole fare ricerca, specie in zone d’altura, dove spesso le difficoltà sono notevoli. Ha preso, poi, la parola l’architetto Maurizio Zambardi che, avvalendosi della proiezione di splendide immagini e disegni, sia d’epoca che attuali, ha effettuato una panoramica delle ricerche a partire dalla fine degli anni ’90 del secolo scorso, quando individuò il primo lungo tratto di mura in opera poligonale di epoca sannitica, per arrivare ai recenti studi inerenti le numerose cisterne di epoca romana sparse tra gli oliveti di Venafro. Cisterne, appartenenti ad antiche ville rustiche, che ci consentono di capire come era articolato e capillare l’insediamento rurale in epoca romana, sia nel periodo repubblicano che imperiale. Molto interessante è risultata, poi, la sua ipotesi, “detta a bassa voce”, come ha voluto precisare l’autore, perché tutta da verificare, che il complesso dei terrazzamenti in opera poligonale della terza maniera di Madonna della Libera, databile al II sec. a. C., potesse essere riconducibile in qualche maniera alla tenuta posseduta a Venafrum da Marcio Porzio Catone, vissuto anch’egli nello stesso periodo. Sappiamo, infatti, da catone stesso, in quanto lo scrive nel suo “Liber de agri cultura”, che possedeva una vasta tenuta agricola, coltivata ad oliveto, corrispondente a 260 iugeri, pari a circa 60 ettari attuali. E guarda caso, ha detto Zambardi, l’impianto extra urbano di Madonna della Libera si trova posizionato proprio al centro di un vasto oliveto, sito nell’ampia cavea naturale che viene a generarsi tra Monte Santa Croce e Monte Corno. A chiusura dei lavori ha poi preso la parola il Sindaco di Venafro Antonio Sorbo, che nel complimentarsi con la casa editrice per la bella rivista e con Zambardi, per le ricerche svolte e per la sua passione per l’archeologia, ci ha tenuto a sottolineare che quanto esposto nella relazione dallo studioso avvalora l’importante scelta, fatta congiuntamente dal Comune e dal Parco Regionale dell’Olivo, di far rientrare il territorio agricolo di Venafro nel Registro Nazionale dei Paesaggi Rurali Storici Italiani.

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