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GIOIA SANNITICA – Sparò al ladro, metalmeccanico torna al lavoro

GIOIA SANNITICA. Ritorna al lavoro il metalmeccanico che sparò ed uccise il ladro.
La decisione è stata assunta dai giudici della sorveglianza dopo che, qualche mese fa, il Gip, su istanza dei difensori dell’uomo, ha concesso, ieri, a Giovanni Capuozzo, i benefici degli arresti domiciliari.
Ora, già da qualche settimana, l’uomo ha il permesso per recarsi al lavoro ogni mattina; quel lavoro con il quale sostiene da sempre la sua famiglia.
L’uomo lasciò il carcere dopo ventuno giorni trascorsi a Santa Maria Capua Vetere. A Gioia Sannitica, piccolo centro ai piedi del Matese, il metalmeccanico non è considerato un assassino ma solo un uomo sfortunato che ha tentato di difendere la propria casa e la propria famiglia.
Lui la vera vittima di tutta questa vicenda, commentano i concittadini. Del resto, sottolineano in paese, erano mesi che si viveva, ogni notte, con la paura di essere derubati.
Capuozzo, 42 anni, è accusato di omicidio e occultamento del cadavere di Dashamir Xhepa,  39enne di origine albanese da anni residente a Santa Maria Capua Vetere.
Una figura che già nel 2005 venne arrestato proprio con l’accusa di aver perpetrato una serie di furti in Alife, sempre sul Matese.
La gente non ha dubbi e si schiera al fianco dell’assassino: “ha fatto bene, da mesi siamo terrorizzati dalle scorribande di malviventi senza scrupoli, colpivano particolarmente le case più isolate”.
Almeno tre ladri tentarono  di svaligiare un’abitazione isolate nelle campagne di Gioia Sannitica; il proprietario scorse uno dei ladri mentre cercava di entrare nella camera da letto dove dormono due dei suoi tre figli, imbracciò il fucile da caccia e sparò diversi colpi.
Si liberò del cadavere gettandolo nel vicino fiume Volturno.  Dopo quattro giorni, Giovanni Capuozzo, 42 anni, metalmeccanico, pensava di averla fatta franca, invece, fa scoprire ogni cosa la moglie della vittima che denunciò la scomparsa del marito.
La donna, inoltre, probabilmente informata dai complici dell’uomo, fornisce ai carabinieri di Santa Maria Capua Vetere, indicazioni precise sulla casa dove la banda – nella notte a cavallo fra il cinque e il sei luglio scorso – aveva tentato di rubare.
L’accusa contro il metalmeccanico, con la passione per la caccia, è di omicidio e occultamento di cadavere.
Dall’esame medico legale eseguito sul corpo dell’albanese sarebbe emerso che sarebbe stato centrato almeno da cinque pallettoni (ogni cartuccia contiene nove proiettili).
Intanto cresce l’attesa per l’esito delle perizie balistiche che potrebbero scrivere un capitolo importante nell’intera vicenda.

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