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Alife – Antica sepoltura riportata alla luce per caso

Alife – Nei giorni scorsi, in Piazza Vescovado, durante uno scavo è venuta alla luce una sepoltura, di epoca ancora da precisare dalla soprintendenza archeologica, avvertita per gli adempimenti del caso.

Alife, uno dei tanti scrigni pieni di tesori in Terra di Lavoro, ha origine osca o sannita, coniava moneta propria come un didramma d’argento del IV secolo a.C. Fu a lungo in lotta con Roma, dal 343 al 290 a.C., venendo poi distrutta durante le guerre sannitiche. Numerose le sepolture di età sannitica rinvenute in località Conca d’Oro. Alife fu in seguito riedificata come oppidum, con il caratteristico impianto romano, con decumano massimo e cardine massimo. Incorporata come praefectura sine suffragio nella repubblica romana, e poi municipium Romanorum, con governo proprio di decurioni, decemviri, questori, censori, edili e pontefici. Fu iscritta alla tribù Teretina. Le lapidi superstiti raccontano figure e ruoli dell’Alife romana, compresi consoli romani. Del Calendario alifano si conservano frammenti dei giorni 11-19 agosto e 22-29 agosto; interessa la menzione del Circo alifano, del quale, a differenza dell’anfiteatro e del teatro, si è persa ogni traccia. La città romana, circondata da mura tuttora esistenti, rimase abitata per tutto il medioevo, nonostante assedi e saccheggi. Il vescovado alifano è antichissimo, il primo vescovo noto è Clarus in carica nel 499 e dopo un’interruzione riprende con Paolo subito dopo il 969. Una grande fioritura monastica interessò il territorio alifano dal 719 al 774 con la fondazione dei monasteri di S. Maria e S. Pietro a Massano, S. Maria in Cingla, S. Giovanni, S. Salvatore, ed altri minori come S. Nazario e S. Martino al Volturno.

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